Irpinia Next Generation

PERCHÈ QUESTE NUOVE IDEE PER L’IRPINIA

La ormai lunga crisi aperta dall’imperversare della pandemia da Covid-19 sta evidenziando sempre di più le fragilità e le debolezze del sistema Irpinia: ciò nelle ripercussioni di una interminabile emergenza sanitaria, nei risvolti sul piano dei servizi, nelle conseguenze sociali che rischiano di diventare drammatiche. 

Sta mettendo in evidenza, insomma, problemi antichi e i limiti di un modello che rivela tutte le sue inadeguatezze e le sue insufficienze non soltanto rispetto alle pressanti domande del momento ma anche alle ordinarie esigenze del vivere civile. 

Dalla sanità alle infrastrutture, dalle politiche del lavoro a quelle dello sviluppo, dalla tutela dell’ambiente alla cura del paesaggio, ogni settore ha mostrato contraddizioni gravi e profonde che non possono essere messe tra le parentesi dell’ecce-zionalità e venire considerate il risultato dolente di una inedita contingenza o la mera ricaduta totale di una catastrofe globale. Anche per l’Irpinia la pandemia sta segnando uno spartiacque tra un prima e un dopo. Non è espressione enfatica affermare che niente sarà come in precedenza: si tratta di una pura e secca constatazione.

 Per queste ragioni, la fase apertasi con l’elaborazione del “Recovery plan- Next generation Ue” costituisce un’occasione decisiva. L’Irpinia ha la necessità di costruirsi non di ricostruirsi, ha l’urgenza di partire e non di ripartire, ha l’impellenza di intraprendere un percorso nuovo e non di battere itinerari già frequentati negli ultimi decenni e soprattutto dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Dall’analisi degli errori compiuti nel misurarsi con le conseguenze di quel trauma ha invece il dovere di maturare la consapevolezza di avere di fronte a sé un’occasione storica e forse irripetibile per rifondare se stessa e di affrontare la prova in termini assolutamente diversi.  

  Per poterlo fare le associazioni “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia” sono convinte che occorra porre una questione di metodo e sottolineare l’importanza di un’altra di merito. 

Nel metodo a indicare la strada è proprio la lezione che scaturisce da quanto avvenne 40 anni fa: ogni processo che voglia tendere al cambiamento delle condizioni di vita in Irpinia non può non basarsi sul valore della trasparenza democratica nei procedimenti che nasca dall’ascolto delle esigenze e dalla più ampia partecipazione democratica. 

Ciò deve saldarsi con l’indivi-duazione di un modello di intervento pubblico che non soltanto ribadisca la presenza degli enti locali come soggetti attuatori dei progetti ma che li qualifichi come gli autentici luoghi della programmazione.

Nel merito, appare evidente che ogni piano di interventi non possa che avere a monte un’idea dell’Irpinia da perseguire, una visione della prospettiva che si intende raggiungere, il profilo di un futuro che si voglia realizzare. Ha quindi bisogno di ansia di ambizione e di senso di responsabilità estremi: tutti i capitoli che compongono il “Recovery plan” dovranno essere declinati soprattutto in Irpinia da una tensione proiettata verso le nuove generazioni e quindi hanno l’obbligo di essere animati da un pensiero di lungo e lunghissimo periodo, traducendosi in azioni di qualità strutturale che incidano nel profondo e durino nel tempo.

 Perciò “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia”, convinte  che occorra presentarsi a questo appuntamento con grande senso di responsabilità, hanno promosso una riflessione e un confronto che si è svolta in maniera ampia, attenta e appassionato. 

Sono stati coinvolti esponenti del mondo delle professioni e dell’associazionismo, rappresentanti delle categorie lavorative e dei settori produttivi, interpreti della società civile ai vari livelli che hanno dato vita a una discussione ricca e importante sui temi relativi

Salute e assistenza  

Verso una società della cura: Sanità, Assistenza e Servizi Sociali

Ambiente 

Una nuova verde Irpinia: acqua, aria e terra per un nuovo assetto del territorio 

Lavoro e infrastrutture 

Irpinia 2030, un nuovo sviluppo: infrastrutture, digitalizzazione, lavoro

Strategia per riabitare l’Irpinia 

Rigenerazione urbana, equilibrio di genere, accoglienza e opportunità per restare

Cultura 

Sapere è potere: il futuro dell’educazione e della cultura in Irpinia)

I risultati, forzatamente sintetici, compongono ora un vero e proprio dossier Irpinia 2020, l’anno della pandemia proiettandosi in un densissimo programma per l’Irpinia 2026, quando gli effetti del “Next generation Ue” dovranno essere registrati. 

La priorità assoluta è data dal dovere di riorganizzare totalmente la presenza sanitaria privilegiando la medicina e la cura sul territorio. Ma è pure chiara la determinazione che ogni ipotesi per l’avvenire dell’Irpinia non possa non passare per la realizzazione di una rete di collegamenti all’interno e all’esterno della provincia, per la creazione di opportunità occupazionali e produttive che consegnino vero sviluppo al territorio, per un equilibrato patto ambientale tra popolazione e territorio, per una politica che consideri nella loro giusta dimensione gli impegni per la formazione, per l’istruzione e per la ricerca, per una pianificazione che punti al riabitare i comuni oggi spopolati attraverso un nuovo equilibrio con la città capoluogo sia verso la fascia costiera sia nei confronti delle aree dell’interno e che così superi i confini amministrativi per candidarsi a un ruolo di riferimento e guida per la fascia appenninica meridionale.  

 I materiali che “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia” sottoporranno ai rappresentanti istituzionali, alle forze politche e sociali, all’intera comunità disegnano una   nuova agenda politica per l’Irpinia. 

Costituiranno il banco di prova per chiunque voglia qui operare: su questo terreno si definirà il destino della provincia. Le nostre associazioni procederanno nel compito che si sono dati di allargare il campo della partecipazione e di approfondire la qualità della proposta. Questo mandato sarà lo strumento per incidere sul terreno della politica. Si tratta di un salto di qualità indispensabile per tutti.

Il Documento

15 Proposte per l'Irpinia

1. Rafforzamento della medicina territoriale e del sistema dei medici di base. Riorganizzazione dei distretti sanitari a partire dalle sedi da collocare in strutture adeguate e pluricomprensive dei vari ambiti sanitari. Riorganizzazione dei sistemi di controllo, prevenzione e monitoraggio della salute della popolazione. 

2. Riorganizzazione uniforme delle prestazioni sociali e assistenziali tramite gli ambiti sociali e le aziende consortili. Ideazione e realizzazione partecipativa dei Piani di Zona attraverso la co-progettazione dei servizi e il costante monitoraggio e analisi dei bisogni della popolazione di riferimento. 

3. Riorganizzazione del sistema ospedaliero in Irpinia attraverso la funzionalizzazione e la specializzazione delle strutture esistenti (2 Ospedali generalisti di livello differenziato + altre strutture diversificate per specializzazione) . Creazione di punti di Primo Soccorso omogeneamente distribuiti sul territorio. Ripensamento e riorganizzazione della rete dell’emergenza territoriale 118 

4. Piano straordinario di assunzione di personale nella Sanità Pubblica con l’obiettivo di recuperare le gravissime carenze del personale sanitario. Superamento del precariato presente nel settore ( piani di stabilizzazione e drastica riduzione del ricorso all’ outsourcing) e qualificazione del personale. Internalizzazione dei servizi. Percorsi continuativi di formazione e aggiornamento professionale.

5. Completa digitalizzazione di tutti i comuni irpini, intesa sia in termini di collegamenti in banda ultraveloce –  sia mobile (5G) che fisso (FTTH) –  che di digitalizzazione dei servizi, a cominciare da quelli dei comuni e della pubblica amministrazione.

6. Rinnovare la rete ferroviaria, a partire dalla verticale Benevento – Avellino – Salerno, con gli innesti del Metrò Rurale per i comuni dell’Alta Irpinia, della linea Calitri – Contursi – Eboli e della linea Avellino – Nola – Napoli.

7. Strategia di ripopolamento dell’Irpinia attraverso la garanzia di standard di vita adeguati in termini di opportunità e di servizi, di lavoro e di infrastrutture. Per sostituire la retorica del marginalismo  con la ricerca di un vivere quotidiano più equilibrato e rispettoso dell’ambiente.  

8. Piano Casa straordinario con il coinvolgimento dello  Iacp o Agenzia della casa, per riqualificare gli immobili abitativi pubblici; per costruire una strategia abitativa di emancipazione per i giovani e di recupero residenziale dei centri storici secondo standard di sostenibilità all’avanguardia. 

9. Consapevolezza della presenza in Irpinia di uno specifico Dipartimento di Agraria in viticoltura ed enologia e dei centri di ricerca in campo sanitario ed ambientale. Sviluppare la collaborazione con gli Atenei di Napoli, Salerno e Benevento anche con due poli di istruzione universitaria alle porte est ed ovest della città. Realizzazione di un Centro di Alta Formazione post-universitaria in Alta Irpinia e valorizzazione dei percorsi ITS dei settori meccatronica, moda e turismo. 

10. Raggiungere almeno la quota del 33% di bambini tra 0-3 anni che usufruiscono di servizi per l’infanzia, potenziando la sperimentazione dei micro nidi, in particolar modo nei piccoli borghi. Sviluppare i servizi integrativi per l’infanzia (ludoteche, spazi genitori-figli ecc.) e la realizzazione di co-working per genitori dove le postazioni di lavoro all’avanguardia siano affiancate dai servizi rivolti ai bambini.

11. Investimenti cadenzati nel tempo per la formazione continua e lo CPIA provinciale. Creazione di poli della formazione continua in cui le istituzioni scolastiche, le università, i CPIA e gli enti di formazione possano sviluppare dei corsi di aggiornamento professionale per tutte le categorie occupazionali, disoccupati e NEET.

12. Riqualificazione idrica delle reti potabili, sostituzione degli impianti obsoleti di depurazione delle acque, bonifica dei corsi d’acqua inquinati. Contrasto all’utilizzo dell’acqua in bottiglie di plastica, installando capillarmente depuratori/distributori nel territorio.

13. Finanziamento di un Piano Aria Pulita che punti alla mobilità sostenibile innanzitutto attraverso il potenziamento del trasporto pubblico, della mobilità condivisa e della mobilità leggera in tutte le sue forme; intervento ecologico sugli impianti di riscaldamento,  dovunque collocati. Applica-zione civile delle energie pulite e rinnovabili (eolico, solare, idrogeno) nel trasporto e negli spazi abitativi e lavorativi. Nella riorganizzazione sostenibile della filiera agricola, dedicare particolare attenzione alla problematica degli abbruciamenti.

14. Piano provinciale contro il dissesto idrogeologico per migliorare la stabilità e la sicurezza del territorio. Puntuali interventi di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e antropici. Potenziamento del sistema Provinciale e Regionale di Protezione Civile.

15. Nei prossimi anni si deciderà il futuro dell’Irpinia,  dei suoi abitanti, delle sue città e dei suoi borghi. Le decisioni che prenderemo nei prossimi mesi saranno cruciali: sarà fondamentale porre l’attenzione sulla qualità dei progetti, la capacità di esecuzione dei lavori e di certificazione della spesa, i processi di valutazione, l’indivi-duazione dei risultati attesi. Per questo crediamo che le importanti decisioni da prendere non possono essere affrontate in stanze chiuse, in conciliaboli privati ai fini di interessi di pochi. Chiediamo una grande discussione pubblica, momenti di partecipazione reali in cui istituzioni, cittadini e corpi intermedi possano davvero coprogettare insieme il futuro e prendersene cura.

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Gli incontri di approfondimento

Presentazione
Quale futuro per i lavoratori
La città della Cura
Irpinia 2030: Quale Modello di Sviluppo
Una nuova verde Irpinia
Superare le disuguaglianze
L'ultima opportunità per restare
Recuperare il Gap di Genere
Una visione Regionale

L'Irpinia cancellata

La cerimonia delle nomine che le forze politiche del cosiddetto centrosinistra irpino stanno consumando all’Asi e all’Alto Calore   rischia di somigliare all’ultimo concerto che l’orchestra del “Titanic” continuava a suonare nonostante l’impatto devastante con l’iceberg fosse ormai prossimo.

Mentre la provincia di Avellino è assolutamente messa ai margini dagli indirizzi di sviluppo che la Regione Campania si è data e relegata in una posizione di scandalosa irrilevanza dal documento “Next Generation Campania” che la presidenza della giunta regionale della Campania ha inviato al governo centrale per concorrere a costituire il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i rappresentanti delle forze politiche di maggioranza hanno continuato a evitare di assumere una qualsiasi posizione di protesta, di disaccordo, di perplessità o di disappunto, recuperando invece un elettrizzante segnale di vitalità per definire il rinnovo delle cariche nei due enti di servizio. Tutto ciò non mostrando attenzione alcuna ai contenuti dei programmi o alla qualità delle proposte per amministrare due enti a cui proprio dal “Recovery Plan” sono assegnate funzioni importanti nei settori dello sviluppo industriale e del governo della risorsa idrica: ma agendo secondo i rituali più antichi, logori e insopportabili che hanno caratterizzato nei decenni la gestione di queste pratiche, esaltando la logica della spartizione correntizia che avvilisce competenze e professionalità, banchettando sul bene comune.

  Così l’ipocrita giustificazione della presunta, goffa e assai paradossale affermazione del primato della politica, compie l’ennesima operazione all’insegna della mediocrità e della convenienza, rivolgendosi alla fine contro se stessa. Come se il tempo si fosse fermato, come se intanto niente fosse accaduto.

  Una tale affannata corsa all’occupazione degli spazi deve aver impegnato profondamente i consiglieri regionali di maggioranza Vincenzo Alaia, Livio Petitto e Maurizio Petracca, i dirigenti dei partiti – o presunti tali – che oggi esistono, i capicorrente, i sindaci e gli amministratori locali. Perché dopo due settimane dall’invio del documento “Next Generation Campania” al governo di Mario Draghi si è ancora nell’attesa di sapere che cosa davvero essi ne pensino. Si tratta di un mutismo particolarmente grave, dal momento che – denunciano le associazioni “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia” – nelle 6 missioni per la crescita e lo sviluppo in cui il testo regionale è articolato la provincia di Avellino ha una collocazione inevitabilmente destinata alla irrilevanza: perché il programma della Regione Campania mette insieme progetti che chiaramente attendevano nei vari cassetti di essere recuperati e che ora sono assemblati senza una visione organica, senza un proposta equilibrata davvero proiettata al futuro, senza la benché minima risposta alla domanda di senso che riguarda l’intero territorio.

 In questo catalogo l’Irpinia è mortificata e le aree interne nel loro complesso sono avvilite. C’è l’ipotesi di una Stazione logistica in Valle Ufita e il raddoppio del raccordo autostradale Avellino-Salerno, ma nella vaghezza degli interventi niente è detto in merito alla creazione di un’autentica rete di medicina territoriale e alla realizzazione di adeguate misure per ridare vita ai Comuni dell’Irpinia – ma anche del Sannio – che si stanno progressivamente spopolando. Non c’è alcun disegno di prospettiva, nessuno sforzo di immaginare una nuova fase e soprattutto manca drammaticamente una valutazione degli effetti dei traumi prodotti dalla pandemia nei luoghi più fragili della Campania.

 Le associazioni “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia”, nel corso dei confronti che in tre mesi si sono succeduti per formulare il proprio dossier di proposte “Irpinia next generation Eu”, hanno potuto constatare la necessità di dar voce alle esigenze del territorio e di legarle in un progetto coerente di sviluppo: in una visione della provincia di Avellino come elemento costitutivo di una più vasta zona dell’interno della Campania. Quell’ansia di costruzione non trova alcun rispecchiamento nel documento della Regione Campania che assume la fascia costiera e metropolitana di Napoli, Caserta e Salerno come cardine e pone l’Irpinia e il Sannio in una dimensione di territorio residuo da utilizzare e consumare all’occorrenza. Oggi le aree interne si trovano nel punto più basso dell’interesse politico, amministrativo, civile e culturale: destinate a essere un brano residuo e insignificante. La responsabilità è di chi governa e di quanti nell’acquiescenza di comodo consentono tali comportamenti.

  La verità – per le associazioni “Controvento”, “Avellino prende parte” e “Sardine d’Irpinia” – è che il tempo morto della politica di oggi è figlio del tempo di ieri. In questa fase, che è la più difficile della storia dell’Irpinia, si scontano gli errori e le distorsioni del passato, soprattutto le macroscopiche conseguenze di un sistema di potere ora giunto a esporre l’inadeguatezza dei suoi esponenti. E’ una constatazione amara e dolorosa, che spinge chiunque abbia a cuore le sorti di questa terra a compiere un salto di qualità nell’impegno e nella mobilitazione, per assumere il protagonismo di un diverso modello di politica, di crescita e di sviluppo