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Sabina Alvino: la volontà di cambiare la città sin dai consigli di quartiere

Parliamo con Sabina Alvino in questo articolo del magazine Intervistiamo i candidatə di Avellino Progetto Partecipato alle elezioni comunali del prossimo 8 e 9 giugno con Antonio Gengaro sindaco.

Chi è Sabina Alvino?

Nata nel 1956, Sabina Alvino ha inizia la sua esperienza politica molto giovane, pochi anni dopo il liceo. Grazie ai consigli di quartiere parte da Borgo Ferrovia inizia a lottare per cambiare le cose che non andavano nel noto quartiere avellinese.

Siamo nei pieni anni settanta e ottanta. Proprio a poche ore dal terribile terremoto del 23 novembre 1980, Sabina subisce un’aggressione a mano armata da un uomo del quartiere per aver fatto arrivare i primi aiuti a un vicino comune del serinese dove la situazione era tragica, con le case tutte crollate e i negozi tutti chiusi.

Docente di inglese in pensione da un anno, ha scelto di tornare a dedicarsi all’associazionismo e all’impegno civico in città.

L’intervista

Quando nasce il tuo impegno civico e politico in città? Raccontacelo

«Nel 1975, avevo appena finito il liceo e stavo per iscrivermi all’università, quando ci furono le elezioni per i “Consigli di quartiere” a Borgo Ferrovia, dove abitavo. Mi sembrò naturale candidarmi».

«Allora si trattava di volontariato, senza alcun compenso o gettone di presenza. Fui eletta, con mia sorpresa, senza una mia campagna elettorale. Ero l’unica donna, con consiglieri e presidente uomini: mi conoscevano tutti nel mio quartiere!».

«Così, pur frequentando l’Istituto Universitario Orientale a Napoli, dedicavo tutte le mie energie ai problemi del quartiere: dal centro per anziani, alle iniziative sociali e culturali, alle iniziative di informazione e di lotta per i diritti delle donne e i servizi sociali, al progetto di autogestione del “Centro sociale giovanile” in Via ad Atripalda…unico esempio a quei tempi con questo tipo di programma».

Qual è il momento più bello e quello più brutto che ricordi della tua esperienza politica?

«I momenti più belli sono stati quelli di condivisione di un processo di cambiamento e di consapevolezza. Mi sentivo parte di qualcosa di nuovo da conquistare, senza favoritismi o privilegi».

«Le iniziative riuscirono a coinvolgere buona parte della città. Eravamo in tanti a impegnarci e ogni conquista era di tutti e tutte».

«Il momento più brutto fu a fine mandato. Dopo cinque anni di impegno, a un paio di giorni dal terremoto, fui violentemente aggredita con una minaccia a mano armata per avere detto che i primi soccorsi alimentari dovevano essere destinati a chi stava peggio di noi. Lì alla Ferrovia, pur con disagi e con le case inagibili, avevamo i negozi aperti per fare la spesa mentre a pochi chilometri c’erano persone ancora vive sotto le macerie!».

Hai abitato in varie zone della città. Quali sono le criticità comuni che hai sempre riscontrato?

«Ho vissuto i miei primi trent’anni a Borgo Ferrovia, circa dodici anni nella zona fra Rione Mazzini e San Tommaso e vivo dal 1997 al centro storico di Avellino».

«Posso fare un lungo elenco che comprende la mancanza di spazi per le varie esigenze della popolazione, il cattivo funzionamento dei mezzi di trasporto, la scarsità o l’inesistenza di servizi sociali, la cattiva gestione del verde e la mancanza di rispetto per l’ambiente, lo scollamento fra scuola e cittadini con l’amministrazione comunale, vissuta come un mondo a sé e a servizio di pochi e l’idea che di adattarsi al malcostume o all’inefficienza delle istituzioni locali che ha continuato ad allontanare I cittadini dalla partecipazione mi hanno reso insopportabile questo stato di cose».

Perché hai scelto di candidarti con APP?

«Ho scelto di candidarmi con APP perché credo che impegnarsi in un progetto condiviso sia l’unico mezzo per costruire un cambiamento, l’idea di una città “senza padroni né padrini”, che risponda ai bisogni di tuttə è alla base di questo progetto».

«APP vuole rispondere ai bisogni attraverso una “gestione trasparente della cosa pubblica“, nel rispetto delle regole da parte di tutti, senza distinzione alcuna e senza privilegi».

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